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  • Immagine del redattoreMariasole Valentini

La relazione tra terapeuta e paziente: una risorsa per il cambiamento.

La relazione in terapia è di fondamentale importanza all'interno del processo terapeutico in cui il professionista, debitamente formato e in continuo aggiornamento, e il paziente o cliente (sfumatura che caratterizza l'orientamento di studi del terapeuta stesso), cominciano un rapporto che ha lo scopo di conseguire determinati obiettivi all'interno di un percorso clinico che può prevedere diverse tappe, le quali convogliano verso un unico obiettivo finale: il benessere dell'individuo che chiede di poter iniziare un percorso, quindi il suo cambiamento rispetto al disagio o sintomo per cui richiede la stessa terapia.



Una delle condizioni necessaria ad instaurare una relazione soddisfacente e quindi efficace agli obiettivi prefissati, è l'accettazione incondizionata del paziente, sebbene possano esserci differenze culturali o credenze personali all'interno della diade: nello specifico, l'alleanza tra i due attori della scena terapeutica, in un rapporto di autenticità, procede secondo tre cardini che si declinano nella negoziazione rispetto agli obiettivi terapeutici, nell'accordo sui rispettivi compiti e relative competenze, nello sviluppare un rapporto centrato su sentimenti positivi reciproci.

Anche la possibilità di commettere errori da parte del terapeuta è una componente importante del percorso, in quanto permette di scoprire l'umanità del professionista e anche la sua autenticità.


Che cosa è "funzionale" in una relazione terapeutica?

Una relazione che favorisce il recupero di un atteggiamento propositivo e di possibilità da parte del paziente deve poter contemplare diverse caratteristiche, alcune così declinabili: in primis il fatto che tale relazione possa finire e possa trasformarsi nel tempo, a sottolinearne l'aspetto evolutivo e di crescita personale sia del paziente che del professionista; in seconda battuta, la necessaria evidenza di considerare l'unicità del rapporto terapeutico che si viene a creare con quella persona in quel determinato periodo evolutivo di ciascuno; non manca poi l'attenzione a considerare l'imprevedibilità del cambiamento, ovvero riconoscere che esso non può ridursi a semplicistiche programmazioni e tecniche di psicoterapia.

Inoltre il "ricordarsi", in senso etimologico della parola, ovvero il "richiamare nel cuore" (considerato la sede della memoria) l'aspetto dell'asimmetria della relazione, comporta una differenza di posizione e di ruoli e permette al paziente di accedere ad un'esperienza che per quanto umana è altresì professionale e quindi il più vicina a garantire l'efficacia al raggiungimento degli obiettivi terapeutici stessi.

 

Loriedo C., 2000, La relazione terapeutica: il common ground dei diversi orientamenti psicoterapeutici, in Loriedo C. e Santilli W. (a cura di), 2000, La relazione terapeutica, Franco Angeli, Milano.



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