“Un guerriero della luce non assiste ad un’ingiustizia con indifferenza.[…], quando si trova dinanzi alla sofferenza altrui, usa la sua spada per mettere le cose in ordine. Ma, benchè lotti contro l’oppressione, non cerca mai, in nessun momento, di giudicare l’oppressore. […]Un guerriero della luce è presente nel mondo per aiutare i suoi fratelli, e non per condannare il prossimo”.
Coelho P., 1997, Manuale del guerriero della Luce
Dal greco EN “dentro” e PATHEIA “affetto”, empatia è la capacità di immedesimarsi nel mondo dell’altro e di partecipare alla sua esperienza “come se” fosse la propria. Nelle relazioni, sia quotidiane che di aiuto, essa è utile al fine di comprendere chi ci sta accanto in maniera più profonda, di rafforzare la relazione e migliorare la qualità del rapporto stesso.
Essere empatici non è semplice poiché le emozioni, gli stati d’animo e i sentimenti possono non essere espressi in maniera diretta, ovvero usando un linguaggio verbale, ma spesso viene utilizzato il canale non verbale non sempre facilmente decifrabile.
Come si sviluppa l’empatia?
Il rapporto tra la figura di accudimento e i figli, è precursore per lo sviluppo di una buona capacità empatica che si traduce in una buona sicurezza personale e nelle risorse individuali. Può capitare che un adulto, per difficoltà legate al personale vissuto emotivo e familiare o per questioni di ordine culturale, non propriamente riesca a gestire tutte le emozioni, dando uno spazio maggiore ad alcune di esse piuttosto che ad altre: in questo modo, non sempre cosciente, può passare un messaggio di richiesta implicita selettiva all’interlocutore; nel caso della relazione genitore-figlio, ne consegue un restringimento emotivo per il bambino stesso, ovvero di non poter accedere a tutta la sfera delle emozioni, come per la rabbia o la tristezza, perché considerate di “difficile gestione oppure pericolose”, aumentando l’espressione di certe altre emozioni, perché “solo quelle vanno bene e che solo così il bambino verrà accettato e amato” (p. 144, Marmocchi et al.).
Lavorare sull’autoconsapevolezza per ascoltare l’altro
Per questo il lavoro sull’autoconsapevolezza da parte del genitore, di chi opera come figura di aiuto o educativa, permette una maggiore capacità di ascoltare con empatia l’altro e la possibilità di attingere a risorse più ampie: “quanto più aperti siamo verso le nostre emozioni, tanto più saremo abili nel comprendere gli altri, nel leggere il loro stato d’animo” (ibidem); quindi, come il guerriero della luce di Coelho, abili anche nell’utilizzare la spada dell’empatia quando ci si trova di fronte alla sofferenza altrui, mettendo le cose in ordine, senza giudizio nei confronti dell’oppressore, ma capace di “essere presente nel mondo per aiutare i suoi fratelli” (Coelho, 1997).
Coelho P. (1997). Manuale del guerriero della luce, Bompiani, Milano.
Marmocchi P., Dall’Aglio C., Zannini M. (2004). Educare le life skills, Erickson, Trento.
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