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Immagine del redattoreMariasole Valentini

IL TERREMOTO E' UN'ESPERIENZA DI EMERGENZA: COME AFFRONTARE QUESTO EVENTO TRAUMATICO.

L’evento del terremoto è un’esperienza che accomuna una popolazione intera, una calamità naturale che attiva una condizione emotiva con un impatto molto alto, in cui a subire l’evento è sia il soggetto singolo che l’intera comunità.


Il terremoto come esperienza traumatica e di emergenza individuale e sociale:  macerie di vite interrotte


Cosa succede a livello emotivo? Le tre fasi post-terremoto.

Le reazioni emotive all’esposizione del terremoto possono susseguirsi in una iniziale fase di shock, che comprende un senso di estraneità, di irrealtà (“non è realmente accaduto”), di non essere se stessi, di non sentire il proprio corpo, di perdita di orientamento dello spazio e del tempo: sono le caratteristiche appartenenti alle reazioni di stress acuto, utili a fronteggiare le necessità iniziali nell’evento traumatico.

La successiva tappa è la fase dell’impatto emotivo, in cui le emozioni che la caratterizzano possono essere il senso di colpa, la rabbia, la paura, la confusione e l’ansia; in questa fase possono comparire reazioni psicosomatiche, ad esempio i disturbi legati all’ambito gastro-intestinale e il mal di testa, come anche una difficoltà di rientrare in uno stato di calma emotiva.

Nell’ultimo step quello del fronteggiamento dell’evento traumatico, solitamente si cercano risposte in merito all’accaduto, facendosi anche domande frequenti del tipo: "Perché è successa questa cosa? Cosa posso fare? Perché è capitato proprio a me?”.



Di fronte ad un vissuto così traumatico ci sono reazioni comuni che possono essere presenti per diversi giorni, ma anche continuare per alcune settimane: si passa dal rivivere brevi episodi dell’accadimento, fino alla perdita di coscienza (come se si vivesse in un film), con immagini ricorrenti e memorie involontarie dell’evento stesso. Per arginare questi fenomeni è possibile che si attuino comportamenti di tipo evitante, come ad esempio cercare di non ritornare nel luogo in cui è stata vissuta tale esperienza.

Lo stato emotivo in termini di umore è contraddistinto dalle sfumature depressive, in cui è possibile che subentrino pensieri negativi su se stessi o sull’ambiente: “ io non vado bene” oppure “questa città è totalmente pericolosa”, possono accompagnare questa fase, assieme ad un persistente senso di colpa irrazionale per essere sopravvissuto al terremoto o per aver subito meno danni o non aver subito lutti in famiglia, a differenza di altri.

Inoltre persistenti emozioni negative correlate al trauma, come il provare paura, rabbia, vergogna, per molto tempo anche quando l’evento è temporalmente lontano, assieme alla difficoltà nel dormire (fatica ad addormentarsi, risvegli frequenti con o senza incubi notturni, insonnia oppure ipersonnia, ovvero il dormire più ore del dovuto), ancora, una riduzione importante di interesse per le attività che precedentemente tale evento risultavano piacevoli, possono contraddistinguere il vissuto personale di chi è vittima di calamità naturali di cui non si può avere il controllo o che non si possono prevedere.


Che cosa è possibile fare?

Alcuni suggerimenti utili, per punti:

- rendersi conto dei propri vissuti emotivi, delle reazioni e delle difficoltà personali di fronte ad un evento traumatico (autoconsapevolezza);

- non negare i propri sentimenti, ma accoglierli e concedersi la possibilità di viverli: è normale avere delle reazioni importanti dopo un evento come il terremoto;

- evitare di giudicarsi, ma accogliere ciò che le emozioni raccontano, così come evitare di giudicare le reazioni emotive di chi ci è accanto, sminuendole o considerandole poco comprensibili solo perché non vissute personalmente.

- cercare di riprendere le routine che hanno preceduto l’evento, ristabilendo la rete di contatti amicali o di parenti, per ritornare a vivere all’interno di una prevedibilità funzionale allo stato di benessere e calma;

- pensarsi all’interno di un sistema sociale ed un’organizzazione che può aiutare sia psicologicamente che emotivamente.


Non si è soli, ma è importante chiedere aiuto quando se ne riconosce la necessità, come anche il cercare di ascoltare chi ci è vicino e ci invita a chiedere un aiuto professionale.


 


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