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COLTIVARE: VOCE DEL VERBO ALLENARE. L'educazione efficace alla vita in cinque ingredienti.

  • Immagine del redattore: Mariasole Valentini
    Mariasole Valentini
  • 3 lug
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 19 ore fa

"Come faccio a renderlo felice?", si chiede oggi un adulto di fronte alle sfide della crescita di un bambino, preadolescente, adolescente e giovane adulto.

Il tempo e lo spazio, oggi, non sono quelli di una volta: l'adulto di riferimento, che sia un genitore, educatore o insegnante, si deve porre domande per rispondere sia alle nuove esigenze dettate dai tempi attuali che alla percezione delle difficoltà riscontrate nel rapporto con l'educando stesso ("poiché non sempre vengo ascoltato").


Conoscere i bisogni del bambino e del ragazzo e predisporre le condizioni favorevoli per una crescita verso l'adultità: la metafora della pianta.

coltivare se stessi e gli altri
" Un bambino è come una pianta da coltivare"

Una pianta ha bisogno di diversi ingredienti per crescere sana e robusta, poter così resistere alle intemperie del clima e di ogni ambiente: così anche un figlio, uno studente, un educando ha necessità di nutrirsi non solo in termini materiali, che si possono tradurre ad esempio in interventi che includono o preservano e migliorano la salute fisica, ma anche su un piano umano e morale.

Anna Oliverio Ferraris scrive come l'educazione umana riguardi "l'acquisizione di tutte quelle conoscenze e competenze relative alla civiltà, alla cultura, al progresso e che consentono agli essere umani di vivere insieme, di riconoscersi come cittadini, di muoversi con sufficiente disinvoltura non solo in famiglia ma anche al di fuori di essa" (2018, p.19): per questo si auspica che l'adulto possa offrire spazi in cui imparare diversi linguaggi quali la lettura, la scrittura, l'arte e la scienza, la capacità di amministrare, governare, il saper andare d'accordo e trovare soluzioni per il benessere individuale e collettivo. L' educazione morale, racconta sempre Ferraris, "insegna ai giovani valori e virtù importanti coma la lealtà, la giustizia, l'amore, la fiducia, la moderazione, l'altruismo, il coraggio, l'impegno, la perseveranza, la determinazione, la cortesia, la compassione, il perdono, il rispetto degli altri" (ibidem, p.19): insegnare quindi a percepirsi all'interno di una collettività, di un sistema in cui c'è spazio anche per gli altri, non solo per se stessi.


Cinque ingredienti per un buon clima e un terreno fertile: l'adulto che cura e coltiva.


Un adulto è un punto di riferimento autorevole che non si sostituisce alla vita del bambino e del ragazzo per evitargli alcune frustrazioni, ma è propenso a curarne il giardino e ad occuparsi della sua coltivazione che, tradotto in altri termini, corrisponderebbe alla possibilità di accompagnare a ciò che diventerà il bambino: l'adulto del domani.

A tal proposito Alberto Pellai sottolinea con estrema chiarezza che il "fine di un adulto, probabilmente, non è garantire la felicità di un figlio. Quella cosa lì - ovvero la felicità - un figlio deve andarsela a cercare da sé"; continua asserendo che il compito fondamentale dello stesso adulto "dovrebbe essere quello di permettere a un figlio di diventare a sua volta un adulto. Un adulto competente". ( Pellai A., 2024, p.4 e 5).

Quali possono essere dunque gli ingredienti che non devono mancare?


  1. L'esempio

  2. L'ascolto attivo

  3. Una fonte morale

  4. La giusta protezione

  5. L'autorevolezza


Ingrediente 1: L'esempio dell'adulto vale più di mille parole.

Piuttosto che consumare energie a parlare e quindi monologare su questioni educative, meglio se proporre il comportamento adatto, quello giusto da imitare: Thorndike fu il primo ad occuparsi di imitazione, definendola come l'apprendimento di un'azione per averla vista, caratteristica appartenente sia agli uomini che agli animali; Piaget declina l'attenzione di essa allo studio del bambino di cui dice essere la prima forma di apprendimento, la quale si perfeziona nel corso dello sviluppo dell'intelligenza (Galimberti, 2018).


Ingrediente 2: l'ascolto attivo.

Un adulto che si sforza di capire, che non interpreta con il filtro del pregiudizio ciò che il bambino gli sta dicendo, che dedica un tempo e uno spazio esclusivo per il dialogo, è capace di un ascolto in cui cerca di entrare in empatia con il vissuto interpersonale del suo giovane interlocutore, cogliendone anche gli aspetti emotivi e facendo passare il messaggio <tu per me sei importante>.


Ingrediente 3: Una fonte morale.

Tempo, dedizione e proposte educative, culturali, che siano fertili sul piano artistico, sull'educazione alla virtù, alle emozioni e ai sentimenti: l'adulto indica una direzione attraverso i si e i no che fanno crescere, mediante i quali, come asserisce Pellai (2024), il bambino e il ragazzo possono acquisire due competenze fondamentali per la vita. La prima di esse è la capacità di fidarsi di chi li accompagna durante la loro crescita, mentre la seconda è quella di diventare capaci di gestire la frustrazione determinata dall'impossibilità di seguire sempre "ciò che voglio e che mi piace". Per questo "ti alleno alla fatica, alla rinuncia e alla frustrazione del principio del piacere non perché sono sadico, ma perché sono l'adulto della tua vita" (ibidem, pag. 14).


Ingrediente 4: la giusta protezione.

Proteggere, dal latino pro-tegere ovvero a favore del coprire: ma, sebbene un genitore, educatore o insegnante sia predisposto a difendere il suo "germoglio" dall'erbaccia che rischia di farlo soffocare, cercando di ripararlo quindi da ciò che possa influenzare negativamente il suo sviluppo, "la crescita è un processo graduale. L'autonomia si acquisisce passo dopo passo. Il che non significa però che si debba essere iperprotettivi" (Oliverio Ferraris 2018, p.21). Piuttosto l'indicazione auspicabile è quella di coltivare un senso critico: il bambino e soprattutto il ragazzo possono essere stimolati all'espressione di se stessi e alla comprensione di ciò che è più opportuno per la propria vita, imparando a scegliere in base ai propri desideri e non rispetto all'andamento della massa.


Ingrediente 5: l'autorevolezza.

Adulti e bambini si relazionano: una speciale omeostasi ovvero equilibrio si può rintracciare tra regole e negoziazioni, in base alle tappe di crescita del ciclo di vita che si sta attraversando. Anna Oliverio Ferraris (2018) introduce diversi "tipi di clima" che si possono rintracciare tra la relazioni familiari ed educative: quelli ideali e quelli insufficienti, declinabili in uno orientamento educativo dell'adulto di riferimento: si parla di stile trascurante o demotivante, nel quale il bambino non percepisce la sua valorizzazione, né può avere accesso a modelli identificativi stimolanti e significativi; si continua con lo stile permissivo, caratterizzato dalla mancanza di punti di riferimento e coerenza per fare delle scelte che possano essere maggiormente confacenti; infine se il clima è iperprotettivo ne consegue la prigionia di una dipendenza che non permette di crescere. Per queste ragioni il clima maggiormente efficace e auspicabile è quello autorevole, in cui "i bambini sanno che qualcuno li protegge, li segue, li capisce ma godono anche di una progressiva autonomia, riescono a comunicare, imparano cose utili, crescono fisicamente, moralmente e culturalmente" (2018,p.24).


Tu per me sei importante: perciò riscrivo una nuova melodia!

Se tu per me sei importante, allora come adulto significativo devo essere capace di due aspetti fondamentali: essere testimone di ciò che dico ed essere responsabile di prendere posizione con te, che detto con le parole di Pellai si traduce nella "testimonianza di un'adultità <risolta> e competente, e la responsabilità connessa alla (...) capacità di definire quali sono i sì e i no funzionali alla crescita. Si è autorevole non perché si è adulti, ma perché -essendo adulti- nella relazione si occupa una posizione in cui il minore comprende di non poter fare a ameno" (2024, p.15).

Per questo lo sviluppo della propria autorevolezza si gioca nel campo del "recupero", ovvero darsi la possibilità di crescere ulteriormente nella consapevolezza dei propri errori, i quali possono essere riletti all'interno di contesti che riguardano il passato o le relazioni respirate nella famiglia di origine e in cui le cose non sempre sono state vissute come si sarebbe desiderato.

Scrivere una nuova melodia: regalarsi una seconda possibilità
Scrivere una nuova melodia: regalarsi una seconda possibilità

Questo comporta il regalarsi una seconda possibilità come genitore, educatore o insegnante, lasciando indietro i vincoli non funzionali pregressi e utilizzando parole e accordi nuovi: quelli degni di uno scrittore capace di rinarrare le pagine del proprio presente, impastato del passato rielaborato e per questo utile a comprendere e comporre una nuova melodia.



Galimberti U. (2018), Nuovo dizionario di psicologia. Psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze. Feltrinelli, Milano.

Oliverio Ferraris A. (2018), Prova con una storia. I racconti giusti per rispondere alle grandi domande dei bambini. Bur parenting Rizzoli, Milano.

Pellai A. (2024), Allenare alla vita. I dieci principi per diventare genitori autorevoli. Mondadori, Milano.

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